Classificazione della lana
La lana può essere classificata secondo 4 diversi criteri:
- razza dell’animale da tosatura;
- provenienza geografica dell’animale da tosatura;
- diametro della fibra;
- lunghezza del vello.
Mentre i primi due metodi non hanno bisogno di spiegazioni, diamo qualche delucidazione sul terzo ed il quarto metodo (entrambi molto merceologici).
Come già accennato nel nostro articolo “Perché la lana pizzica? Esiste una soluzione?”, una caratteristica importante dei filati di lana è il diametro espresso in micron (µm).
Più la fibra è sottile, più è considerata “bella”.
Storicamente, la scala che si basa sul diametro, proviene dalla classificazione della lana merino, ma ormai è prassi utilizzarla anche per altri tipi di lana:
- da 34/36 µm a 29 µm: ordinaria;
- da 29 µm a 22,5 µm: comune;
- da 22,5 µm a 20,5 µm: fine;
- da 20,5 µm a 19 µm: extrafine;
- da 19 µm a 17 µm: superfine;
- da 17 µm a 15 µm: ultrafine.
La classificazione del marchio Woolmark (che a sua volta si basa sulla scala di Bradford) può ritenersi una sottocategoria della classificazione per diametro, in quanto ad ogni diametro corrisponde la nomenclatura “super” (per indicare che la lana è vergine) con valore numerico compreso tra 80’s e 210’s:
- super 80’s (19,75µm)
- super 120’s (17,75µm)
- super 170’s (15,25µm)
- super 210’s (13,25µm)
La classificazione dei velli invece si limita a due categorie: velli (lunghezza del pelo dai 68 ai 74 mm) e supervelli (oltre 75 mm).
